"Sappiamo il nome della madre, il nome del paesino in cui sono nati, non sarà difficile per loro risalire ai genitori naturali" dice Amaltea, mamma blogger di tre
fratellini adottati in Russia. "E non aspetteremo che compiano 18 anni, come stabilisce la legge russa, se ci chiederanno informazioni". La posizione di Amaltea è
più diffusa di quanto non si pensi. E anche nel caso delle adozioni in Italia si sta ragionando sulla possibilità di abbassare a 25 anni il limite entro il quale l
'anonimato dei genitori naturali decade (oggi è di 100). Sullo sfondo entrano in collisione due opposti diritti: il diritto (dell'adottato) di conoscere le prorpie origini e
quello (dei genitori biologici) di tenere per sè informazioni cruciali. Nel cortocircuito, si profila una questione inesplorata, che Annalisa Chiodoni, avvocata
bolognese, illustra così: "Trovo ingiusto non riconoscere niente alla ragazzina che a 15 anni aveva dato in adozione il suo bebè, e oggi, da adulta, ha fatto un
percorso ed è in grado e desiderosa di ristabilire un contatto. Non può essere una condanna a vita. I contesti cambiano, la legge cominci a tenerne conto". E le
possibili ripercussioni sul figlio? "Ma non si tratterebbe neanche più di un bambino, stiamo parlando di un contatto tra persone ormai adulte". Lei - quattro figli "nati
dalla pancia" , due in affido, due adottati - intanto permette che uno dei suoi bambini incontri la nonna naturale e che un altro, di tanto in tanto, veda la madre,
"con serenità".